IL PUNITORE
N° 4
(PARTE
SECONDA)
Di Carlo Monni
1.
Diario di Guerra
del Punitore. Annotazione #1
Sono di nuovo me stesso. Mi sento come se un velo
si fosse sollevato dalla mia mente, come se negli ultimi mesi avessi agito in
una sorta di trance[1] ed ora
avessi di nuovo le idee chiare. Non so se capirò mai veramente cosa mi è
successo con quei cosiddetti angeli o diavoli che fossero,[2]
ma non m’importa più ormai, la sola cosa importante è che la fuori c’è tutto un
mondo marcio che aspetta solo qualcuno che lo ripulisca. Io sono quell’uomo.
Il
Detective Johnny Laviano si passa le dita tra i capelli bianchi, che si stanno
irrimediabilmente diradando, e legge gli ultimi rapporti su alcuni fatti strani
dell’estate scorsa. Tutto punta verso un ritorno del Punitore, ma un Punitore
come non l’aveva mai conosciuto. Aveva sentito strane storie su di lui, ma non
potevano essere vere, poi c’era stata la crisi che la stampa aveva chiamato “la
Guerra dei Mondi”, neanche fosse uno stupido film e c’era stato un inseguimento
notturno ed un elicottero della polizia abbattuto e tutto faceva pensare che
fosse proprio Castle. Anche la testimonianza di quella Jane Bradley puntava
verso questa conclusione, anche se non era chiaro quanto si potesse fare
affidamento su di lei con quello sconclusionato racconto di angeli e demoni e
luci intense. Poi più nulla per tutti quei mesi, a parte qualche cadavere di
criminale ripescato nell’Hudson o nell’East River o trovato in qualche vicolo di uno dei cinque borghi, sino ad
ora.
Il
cadavere che in questo momento si trovava steso sul freddo tavolo di metallo
dell’obitorio era appartenuto a Dino Gnucci, uno dei grandi vecchi del Crimine
Organizzato, uno di pochi sopravvissuti di un era passata, come Fortunato,
Geraci, Silvermane e loro erano morti o in galera ora. Dino era sfuggito alla
retata di fine ottobre perché era a Las Vegas, ma quando era tornato a New York
non era durato molto. La sua limousine era scomparsa nel tragitto tra il La
Guardia[3]e
la sua casa di Brooklyn. La macchina con l’autista e le guardie del corpo, non
era ancora stata ritrovata, ma Dino era ricomparso a Central Park morto, con
due pallottole nello stomaco, una al braccio destro, una alla gamba sinistra
(un bel gusto per la simmetria, pensa Laviano) ed un buco in fronte tanto per
essere sicuri. Naturalmente Laviano non aveva prove che fosse stato il
Punitore, a parte il luogo del ritrovamento. Il Detective di 1° Grado John
Laviano ricordava ancora quel pomeriggio, quando, arrivando sul posto, trovarono tutti quei cadaveri: una donna e
due bambini e l’uomo agonizzante, ma vivo. Frank Castle sopravvisse ed anche se
Laviano non poté mai arrestare gli autori del massacro, gli stessi trovarono la
morte per mano di quell’unico sopravvissuto: il Punitore era nato.[4]
Da
allora erano passati quanti anni? Dieci, forse? Laviano ricordava solo di aver
fallito per tre volte gli esami per diventare Sergente. Magari l’anno prossimo
si era detto, magari l’anno prossimo. Non era sicuro di volerlo fare, ma
l’omicidio era avvenuto nel Parco ed il parco era nel suo distretto. Diavolo,
lo steso distretto prendeva il nome dal Parco, e lui era il detective
incaricato delle indagini e le avrebbe portate avanti, anche se voleva dire
incrociare la strada con Frank Castle.
Diario di Guerra
del Punitore. Annotazione #2.
Ho seguito il notiziario della W.A.R.C. e non posso
dire di essere soddisfatto. Non m’importa granché di chi sarà il prossimo
Sindaco o se Blake Tower sarà riconfermato Procuratore Distrettuale, no, le
sole cose importanti sono le udienze dei Grand Jury federale e cittadino per
l’incriminazione dei Boss criminali arrestati una decina di giorni fa. Si dice
che Caesar Cicero, il “Consigliori” della Famiglia Manfredi abbia barattato
l’immunità per i suoi crimini contro una testimonianza che manderà tutti in
galera o peggio. Quel che so è che è intollerabile che un viscido verme come
Cicero se la cavi pulito, ma a questo potrei porre rimedio io a tempo debito.
Potrei lasciar fare, ma so come va a finire: giurati paurosi o corrotti,
giudici troppo sensibili ai diritti degli imputati e meno a quelli delle
vittime ed ecco che la cosiddetta giustizia fallisce. Se dovesse accadere, mi
occuperò di loro alla mia maniera. Ho già cominciato con Dino Gnucci ed oggi
stesso potrei farla finita col resto della famiglia, sarebbe un buon modo per
passare la giornata.
Nella sala
del Grand Jury Caesar Cicero ha appena finito di testimoniare. Ha venduto i
suoi ex datori di lavoro per salvarsi la vita. In una lunga ora di
testimonianza, tutti i segreti di Silvio Manfredi, alias Silvermane, e di tutti
gli altri grandi capi criminali con cui Cicero ha avuto a che fare nella sua
onorata carriera di avvocato del Maggia sono da lui rivelati uno dopo l’altro:
nomi, date, fatti sui crimini di anni, alcuni addirittura sconosciuti, i
collegamenti sul contrabbando di droga, omicidi, corruzione evasione fiscale,
ogni cosa pur di cavarsela. Per anni ha affrontato le giurie e vede negli occhi
dei giurati il disprezzo per lui, piccolo, patetico, essere, complice sino a
ieri degli stessi che ora sta inchiodando i suoi ex datori di lavoro.
Improvvisamente gli viene in mente un pensiero preoccupante: e se alcuni di
quei giurati fossero stati corrotti? E se i boss fossero prosciolti? Dove
potrebbe mai nascondersi alla loro vendetta? Suda ancora quando si alza dal
banco e guarda verso i giurati.
2.
Rifletto su quanto ho sentito alla radio: a quanto
pare la terribile Ma’ Gnucci ha scelto di ignorare la convocazione dinanzi al
Grand Jury Federale rispondendo in un modo troppo colorito perfino per la
sensibilità dello speaker, tipico di quella donna, beh, peccato sarebbe stata
un’occasione perfetta per far fuori tutta la famiglia, dovrò accontentarmi dei
suoi figli, mi basteranno per ora.
In
questi giorni ho avuto tempo per ripensare alle mie strategie e mi rendo conto
che devo trovare un sistema per incrementare le mie risorse, se avessi ancora
Microchip[5]
al mio fianco forse…ma non voglio perdermi a rimpiangere il passato. Il passato
è morto a Central Park tanto tempo fa.
Ho ricevuto una
strana visita poco fa. Un uomo ha suonato il campanello, uno vestito in un modo
più adatto a Wall Street o Madison Avenue, non ad un piccolo appartamento di
Brooklyn, sembrava del tutto a suo agio, però e per nulla intimorito dalla
Magnum che gli puntai addosso. Non mi ha spiegato come sapesse dove trovarmi,
ma aveva una proposta interessante. Rappresentava qualcuno che era interessato
alla mia crociata, così l’ha chiamata, e si offriva di darmi un furgone
superaccessoriato con armi e diverse diavolerie elettroniche e preziose
informazioni. Gli ho chiesto perché e cosa ci guadagnasse lui ha risposto che
il suo datore di lavoro non chiedeva niente, se non che io facessi quel che so
fare meglio. Se n’è andato lasciandomi una chiave ed un indirizzo.
Lascio il mio rifugio,
ripromettendomi di cercare di saperne di più e recandomi al luogo indicato.
Sono arrivato nei pressi della fermata della Metropolitana, quando un
teppistello di poco più di 20 anni mi punta un coltello alla gola, vuole i miei
soldi. È fortunato che sono di buon umore, mi limito a spezzargli le braccia e
le gambe in più punti, fratture scomposte. Gli è andata bene, è ancora vivo.
Raggiungo il
posto, è un magazzino. All’interno quanto promesso: un furgone come quello che
usavo ai vecchi tempi, ma con un vero arsenale di armi di tutti i tipi, ultimi
modelli non ancora in commercio. Mi chiedo come abbai fatto il mio benefattore
ad averli e mi chiedo chi sia. Su una specie di tavolino c’è una piccola
valigia ventiquattrore. La apro con molta cautela: all’interno denaro contante,
non so quanto sia, ma è parecchio, c’è anche busta. All’interno un semplice
biglietto:
“Mr. Castle usi i fondi come meglio riterrà opportuno, troverà allegata anche una piantina, confido che sappia cosa farne.”
È l’itinerario
del furgone che porterà i fratelli Gnucci alla Corte Federale. Mmm potrò
inaugurare il mio nuovo arsenale molto presto
Il
furgone si fa guidare che è una meraviglia. Avrò tempo per familiarizzare con
le tante diavolerie elettroniche che contiene, per il momento mi limito a
viaggiarci. Presto giungo a Manhattan. Dicono che è più tranquilla, che il
crimine è diminuito di oltre il 60%, ma io so la verità. Gratta sotto la
superficie e troverai ancora il marcio. Hai fatto un buon lavoro Giuliani, ma
il 60% non è ancora abbastanza, il 100% è meglio, penserò io a correggere le
statistiche.
Il
detective Laviano ed il suo abituale compagno Stan Witts, un nero massiccio,
escono dalla sede del Tribunale della Contea di New York dove hanno appena
testimoniato dinanzi al Grand Jury locale.
-Voglio andare al Grand Jury
Federale Stan.- dice Laviano
-E perché mai Johnny?- chiede Stan
-Presentimento. Se il Punitore ha ucciso Dino Gnucci, ed io ne
sono quasi convinto, chi ti dice che non voglia riprovarci col resto della
famiglia? I figli della cara Ma’ Gnucci dovevano comparire dinanzi al Grand
Jury oggi. Un’ottima occasione, per lui, non credi?-
-E se anche fosse? Da quando hai
il cuore tenero? Perché dovrebbe importarti se il Punitore fa fuori tutti gli
Gnucci.-
-Niente in tempi normali, ma il
Punitore si è comportato in modo strano ultimamente e voglio assicurarmi che
non ci vada di mezzo chi non deve.-
Witts
sospira, la mamma gli aveva detto che non era salutare discutere con gli
italiani, doveva ascoltarla.
Era
l’ultimo testimone, ora i giurati si ritirano per deliberare. Ora sanno, almeno
lo sperano, tutto quello che c’è da sapere.viene la parte più difficile,
decidere.
Diario di Guerra del Punitore. Annotazione
#4
Giungo
nei pressi della Corte Federale, parcheggio il mio furgone non molto lontano e
mi porto dietro solo il minimo indispensabile. Un giro d’esplorazione per
vedere come agire. Arrivo che Cicero sta uscendo. Quel viscido grasso verme,
forse dovrei ucciderlo ora, dopotutto, se li ucciderò tutti, il processo non
sarà necessario no? Passo accanto a d un tizio in impermeabile che sta cercando
di accendersi una sigaretta sotto lo sguardo disgustato di una ragazza bionda,
mi guarda.. ci conosciamo forse? Mi volto a guardarlo prima di infilarmi in un
vicolo vicino. Lo riconosco: è Ben Urich del Bugle e, di certo, anche lui mi ha
riconosciuto. Rifletto sul da farsi quando, ecco, improvvisa, un’esplosione.
Qualsiasi cosa stai succedendo, ho solo due opzioni:filarmela o intervenire.
Scelgo la seconda, ovviamente. Mi sfilo l’impermeabile e corro sul luogo. Non
ci sono stati molti danni, era solo una specie di diversivo. Riconosco quei
tizi in tuta verde: sono membri del club dei 1400, l’anonima omicidi dello
Straniero. Non ci siamo mai incontrati e, a dire il vero, non m’importa finché
fanno fuori altri criminali, ma qui sono coinvolti innocenti. Stanno
combattendo Devil. C’era da aspettarselo: dove c’è Matt Murdock, il suo angelo
custode personalizzato non può essere lontano. C’è uno di quei tizi che l’ha
preso di mira ed il Rosso non sembra accorgersene, dovrò pensarci io. Devil
sarà anche un liberale dal cuore tenero, ma è pur sempre uno che sta dalla
parte giusta. Una raffica ben assestata basta per spacciare il tizio. A quanto
pare di qualunque tipo fosse l’imbottitura della sua tuta, non era abbastanza
antiproiettile. Devil si volge verso di
me e mi riconosce:
-Non
c’era bisogno di ucciderlo!- mi apostrofa mentre abbatte uno dei killers
-Morto
non farà più male a nessuno.- replico ed accompagno la mia affermazione con una
rapida sventagliata della mia Machine Gun che ne abbatte altri.
-Pazzo
assassino!- mi urla Devil , afferrando la canna della mia arma. Non esito e lo
colpisco e lo faccio piombare a terra. Si rialza e mi fronteggia, forse
finiremmo in un corpo a corpo, se non ci fossero altri tizi di cui occuparci.
Tutto quest’esercito solo per un tipo Come Cicero? Forse temevano
l’interferenza di qualche buffone in costume. Avevano ragione.
Uno dei sicari in verde mi ha preso
di mira, quando una specie di boomerang a mezzaluna lo disarma. Riconosco quel
tipo di arma e non sbaglio: Moon Knight piomba sulla scena e vedo arrivare la
Vedova Nera. Ben ci sono abbastanza benefattori qui, io posso occuparmi del mio
obiettivo iniziale: i capi del crimine.
Nessuno sembra badare a me e mi
allontano. Il furgone cellulare degli Gnucci è già partito, ma non importa,
riuscirò a raggiungerli lo stesso.
Incrocio la Vedova Nera.
-Punitore
che fai qui?-
-Il
mio lavoro di pulizia.- rispondo –Tu aiuta i tuoi amici, io mi occupo degli
scarti.-
Mi guarda come se avesse capito a
cosa mi riferisco e riprende a correre. Raggiungo il parcheggio e riparto col
mio furgone. Il mio vantaggio è che so che gli Gnucci sono detenuti a Ryker’s
Island, non ho bisogno di inseguirli, mi basterà precederli. Un’auto quasi mi
taglia la strada, ma la evito facilmente, meglio sbrigarsi.
Laviano inchioda
rapidamente ed inverte la marcia.
-Ehi, che ti prende?- esclama
Witts
-Quello alla guida del furgone era
il Punitore, ne sono sicuro, gli vado dietro.-
-Davvero non ti capisco Johnny,
tutta questa preoccupazione per quei farabutti degli Gnucci o per chiunque
altro di quei criminali….-
-Me ne infischio di loro, ma non
ci sono loro soltanto sul cellulare e voglio impedire che ci vadano di mezzo i
secondini.-
Witts
sospira, Laviano non è mai stato uno con cui era facile discutere.
La
discussione prosegue, i 23 giurati si chiedono se dar credito a quanto hanno
visto e sentito. Cicero non è simpatico, certo, ma è stato preciso nella sua
testimonianza. In fondo non c’è molta scelta no? Gli uomini di cui si chiede
l’incriminazione sono la feccia della società, uomini che nascondono il loro cuore
nero, sotto una facciata di rispettabilità che è stata appena distrutta.
Eppure, se oseranno incriminarli…non possono fare molto altro, solo decidere.
Il
furgone che riporta il grasso Carlo, lo smilzo Eddie, e Bobbie lo
stupratore, figli della temuta Mamma
Gnucci, verso Ryker's Island prosegue la sua corsa, ignaro di avere alle
calcagna l’agguerrito Punitore e due detectives di Central Park.
Carlo
Gnucci è il primogenito, porta il nome del padre morto anni fa, è l’erede
designato di una famiglia le cui redini sono saldamente in mano ala madre, sta
pensando che non ci sono grandi prove di attività illegali a suo carico e se
sua madre venisse incriminata e condannata, finirebbe al penitenziario per
almeno vent’anni e lui sarebbe libero di comandare a modo suo e quei due
invertebrati di Eddie e Bobbie non potrebbero dire nulla, specie se finiranno a
far compagnia alla mamma. A questo sta pensando, quando il veicolo sbanda
improvvisamente.
I
tre Gnucci non possono saperlo, ma il Punitore li ha raggiunti ed ha gettato
una bomba a gas dinanzi al furgone, costringendo l’autista a rallentare e
fermarsi. Lo scopriranno anche troppo presto per i loro gusti.
3
Diario di Guerra del Punitore. Annotazione
#5
Il furgone si ferma al lato della strada e l’autista apre lo sportello. Grave errore, perché si ritrova con la canna della mia pistola sotto il naso.
-Le chiavi!- dico
semplicemente
-Cosa, chi? Ehi
ti conosco…sei il Punitore, non farmi del male amico.-
Non ne faccio a chi fa solo il
suo dovere, mi limito a stordire sia lui che il suo compagno, ancora intontito
dal gas, poi corro sul retro ed apro il furgone. All’interno, due guardie si
lasciano stordire facilmente, osservo i tre fratelli Gnucci. Tre parassiti che
hanno vissuto anche troppo. MI chiedo cosa fare, quando….
-Fermati Castle!-
Mi giro per vedere una faccia
conosciuta. È passato molto tempo, ma lo riconosco: Detective John Laviano,
Distretto di Central Park, ricordo anche il suo numero di Matricola.
-Non posso
permetterti di farlo Frank, non sotto i miei occhi!-
Senza scompormi gli sparo, un
colpo semplice, diretto alla spalla. Sotto l’impatto della pallottola cade, il
suo compagno, mi ricordo anche di lui, impugna la sua arma imprecando, Spara e
la sua pallottola mi manca bucando il serbatoio del cellulare la benzina
comincia a cadere, io non ci bado, per ora, mi rivolgo ancora verso il
poliziotto
-Molla la tua
arma o Laviano ci andrà di mezzo.-
Non dargli retta,
Stan, non ucciderà mai un poliziotto, non m e almeno.-
L’altro esita, ci
pensa un momento di troppo, mi da il tempo di afferrare la mia seconda arma,
una che spara dardi tranquillanti. Buon riposo Detective Witts
Sistemato il detective, mi do da
fare, ho poco tempo ormai, prendo i tre Gnucci e li porto ancora incatenati
fuori dal furgone
-Ehi, che vuoi
fare?- chiede Eddie Gnucci
Non gli rispondo, uno dopo
l’altro li deposito sulla pozza di benzina che si è formata, poi trascino
lontano le guardie e mi rivolgo verso i poliziotti. Laviano sembra aver capito
le mie intenzioni, è abbastanza lontano dal furgone da non aver danni.
Carlo Gnucci
sembra aver capito le mie intenzioni:
-Non puoi farlo!-
urla –Non puoi
-Noo!- esclama
Bobbie –Ti darò tutto quel che vuoi., ma non farlo!-
-Non voglio
morire!- piagnucola Eddie. Doveva pensarci prima di imboccare la strada che ha
scelto. Io faccio scattare l’accendino
Laviano tenta di mettersi in
piedi, mi fissa
-Non farlo
Castle!- esclama –Non è questo il modo.
Lo fisso e rispondo:
-Frank Castle è
morto a Central Park con la sua famiglia, io sono il Punitore!-
Una fiammata e la benzina
s’incendia, Mentre risalgo sul mio furgone, sento le urla degli Gnucci e, poi,
il rombo dell’esplosione,
Un giorno o l’altro, sistemerò
anche la loro madre, ma, intanto, ho altre cose da fare prima che arrivi il
tramonto.
È tarda serata quando il
Grand Jury consegna al Giudice il suo verdetto: incriminazione.
Nel suo ufficio, malamente
illuminato da una lampada da tavolo, il Vice Procuratore degli Stati Uniti
Esecutivo Kathy Malper riceve la telefonata che l’avvisa del verdetto. Ora
dovrà preparare il processo, ma è una questione per domani.
Una lunga giornata è finita.
Poco da dire su questa storia,
potete considerare questo come un episodio di passaggio, senza legami coi precedenti
tre e virtualmente nessuno con i futuri.
Unico
mio contributo alla saga del Punitore il furgone superaccessoriato fornitogli
da un misterioso benefattore, che altri non è che lo stesso uomo misterioso già
apparso in Marvel Knights #8 ed il cui nome è rivelato in Marvel Knights #9. Il
perché delle sue azioni vi sarà chiaro in futuro
Seguite
ancora il Punitore nel finale della nostra piccola saga su Marvel Knights #9 e
siate pronti a tornare qui con il nuovo scrittore: il sintetico Pablo.
[1] Come visto nei primi tre episodi di questa serie, scritti dal rimpianto Ermanno Scrip”Ferretti
[2] Io, di sicuro, non ci sono riuscito (un Carlo in confusione mistica)
[3] L’Aeroporto Fiorello La Guardia di New York
[4] Il detective Laviano è comparso per la prima volta nella miniserie “Punisher Year One” (Punisher, Mita, #1/6)
[5] Microchip, alias Linus Lieberman, era l’esperto di Computer che affiancava il Punitore nella sua crociata contro il crimine.